Con il continuo svilupparsi dell’influencer marketing cresce anche la necessità di trasparenza verso i consumatori, anche tramite l’uso di hashtag specifici come ad esempio #ADV e #GIFTEDBY
La figura dell’influencer non ha ormai certo bisogno di presentazioni e oggi rappresenta uno dei lavori più ambiti. Sono moltissime le persone che vorrebbero intraprendere questa carriera, ma quello dell’influencer non è un lavoro alla portata di tutti. Content creation, editing video e copywriting sono solo alcune delle skill richieste, oltre al saper costruire un rapporto di fiducia coi propri follower. Proprio per mantenere quella fiducia e scoraggiare pratiche di pubblicità scorretta sono nati hashtag come #ADV e #GIFTEDBY.
Pubblicità ed influencer
Molte aziende hanno ormai compreso appieno l’importanza strategica degli influencer. Veicolando veri e propri messaggi pubblicitari, queste “celebrità del web” sono riuscite a ridefinire i confini del marketing per come lo conosciamo. L’influencer marketing ha infatti trasformato il modo in cui i brand interagiscono con i loro clienti.
Le modalità di questo tipo di collaborazioni variano a seconda dei casi: tra le più comuni troviamo i post sponsorizzati, il product placement o la partecipazione a eventi. Ciò che rende particolarmente efficace questo tipo di pubblicità è il legame che unisce influencer e followers, basato sulla credibilità. I consumatori, infatti, non voglio più sentirsi dire “quanto è buono e valido un prodotto” in modo freddo e calcolato: cercano consigli da qualcuno di cui si possano fidare.
Obiettivo trasparenza: ADV, SUPPLIEDBY, GIFTEDBY
Sfortunatamente non è tutto rose e fiori nel mondo dell’influencer marketing. È normale che un influencer condivida spaccati della propria vita personale e professionale…ma non è detto che questi siano sempre “genuini”. La condivisione spontanea e apparentemente disinteressata di foto e video a volte cela una finalità pubblicitaria e promozionale, non sempre riconoscibile dai follower che potrebbero scambiare per consigli quella che in realtà è una pubblicità per la quale l’influencer ottiene un compenso.
Per evitare queste situazioni e in mancanza di una normativa specifica che regoli le attività degli influencer, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha segnalato la necessità di rendere i consumatori consapevoli di trovarsi in presenza di un messaggio pubblicitario. Per far questo vengono indicate 3 tipologie di hashtag, ognuno utile per il tipo di sponsorizzazione concordato:
- Con AD o ADV, l’influencer comunica ai propri followers che si tratta di un post sponsorizzato per mostrare determinati prodotti, luoghi o servizi, e che esiste quindi un accordo commerciale.
- Con SUPPLIEDBY si indica che si stanno ricevendo dei servizi o delle esperienze gratuitamente, in cambio di visibilità.
- Con GIFTEDBY si indica che i prodotti mostrati sono un regalo fatto all’influencer, che può decidere quindi se mostrarli o meno ai propri followers. Questo tipo di hashtag viene utilizzato principalmente nelle Stories.
A questi si aggiungono ovviamente anche tutte le possibili varianti: #sponsorizzato, #sponsored, #sponsoredby, #gifted, #supplied, #advertising ecc. In linea generale comunque è sempre bene rispettare i termini di servizio della piattaforma social su cui si pubblica. Ogni social network ha infatti le proprie regole, anche con riferimento alle modalità di promozione di prodotti e servizi. In caso di violazione delle regole dell’AGCM, un influencer segnalato può rischiare varie sanzioni che vanno dal richiamo formale fino a vere e proprie multe.
L’onestà che premia
Alcuni potrebbero pensare che, dichiarando apertamente che un post sia commerciale, si vada inevitabilmente a diminuire il numero di interazioni che questo potrebbe produrre. Ma in realtà le cose stanno diversamente. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio istituito da Buzzoole, società specializzata in tecnologie e servizi per l’influencer marketing, che ha analizzato tutti i post pubblicati in lingua italiana che utilizzano gli hashtag della trasparenza suddivisi per settore, oltre ai brand più attivi sui social. Lo studio “La trasparenza nell’Influencer Marketing” ha preso in esame tutti i post (e non le Stories) pubblicati nell’ultimo anno su Instagram, Youtube, Twitter e Facebook, contenenti hashtag che indicavano la presenza di adv.
Dall’analisi è emerso che, nel 2021, su 426.233 contenuti ‘trasparenti’ pubblicati questi hanno generato ben 214 milioni di interazioni. I dati dimostrano quindi come l’essere chiari sulla natura dei post non abbia affatto intaccato la capacità degli stessi di generare engagement. Una prova lampante di come un contenuto chiaramente pubblicitario, se fatto con cura, non venga per forza recepito come “negativo” dal pubblico.
Voi cosa ne pensate? Siete a favore di una pubblicità più chiara ed “etica”?