Dopo anni di assenza dalle sale la saga “digitale” per eccellenza torna al cinema con il nuovo capitolo Matrix Resurrections.
Pillola rossa o pillola blu? Era il 1999 quando questa domanda veniva posta per la prima volta nei cinema di mezzo mondo, mettendo in crisi tutti gli spettatori presenti. Sono passati ben 22 anni da quel momento e da allora la saga di Matrix, forse più di qualsiasi altra opera dello stesso filone, ha condizionato l’immaginario popolare per ciò che riguarda la visione della realtà e l’evoluzione della tecnologia digitale. Ora, a pochi mesi di distanza dal lancio nelle sale di un nuovo capitolo della serie, è il momento perfetto per dare uno sguardo a come questa epopea cinematografica ha cambiato il nostro modo di concepire la realtà digitale.
Un successo planetario
Fin dalla sua uscita l’opera magna degli allora fratelli, adesso sorelle, Wachowski ha scosso profondamente il mondo del cinema, divenendo di fatto uno spartiacque tra ciò che c’era stato prima e quello che sarebbe venuto dopo: una trama con sottotoni articolati, una serie di effetti speciali audaci e ambizioni artistiche palpabili sono solo alcune delle caratteristiche che delineano la pellicola, a cui poi si aggiunge poi il vero punto focale di tutta la vicenda: l’idea che in realtà tutto il nostro mondo sia solo una proiezione digitale creata dalle macchine, dove nulla di quello che viviamo è reale.
Questo, al tempo, innovativo connubio tra azione frenetica, effetti speciali innovativi e temi filosofici colse di sorpresa il mondo del cinema come un fulmine a ciel sereno. Il successo di pubblico e critica fu tale che, al netto di un budget di soli 63 milioni di dollari, il film ne incassò ben 463.517.383 in tutto il mondo, generando un vero e proprio fenomeno di massa: che si parlasse di editoria, moda o qualsiasi altro settore, tutti facevano a gara per ricollegarsi a Matrix. Ovviamente non passò quindi molto tempo prima che venisse messo in cantiere un sequel.
Un ritorno insperato
I registi in verità avevano già concepito, in fase di script iniziale, Matrix come una saga estesa composta da più pellicole, in cui il risveglio del protagonista Neo si sarebbe sviluppato progressivamente e sarebbe stato il punto nevralgico dell’intero arco narrativo. Gli studios però, all’inizio non troppo convinti della riuscita del progetto, avevano fatto pressioni per riadattare il copione affinché il film funzionasse in maniera autonoma. Questo costrinse i Wachowski a condensare molte delle loro idee nel primo capitolo, lasciandoli di fatto privi di materiale per il seguito.
Per ovviare al problema i due cineasti decisero di prendere una strada controversa (come da loro stile dopotutto) e progettarono un secondo episodio diviso in due parti, in cui le poche certezze fornite precedentemente agli spettatori sarebbero state sconvolte. Escono dunque nel 2003, a distanza di soli 6 mesi l’uno dall’altro, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions, seguiti cinematografici ufficiali del primo film che risultavano, a paragone col predecessore, spogli di contenuti e fin troppo concentrati sull’azione e la spettacolarità. Nonostante dunque degli ottimi risultati al botteghino per Reloaded e buoni per Revolutions (rispettivamente 742.128.461 $ e 427.343.298 $) entrambi i film vennero accolti con una certa delusione dai fan e dalla stampa specializzata.
Dopo questo insuccesso, che aveva frustrato anche gli stessi registi in quanto “obbligati” dall’alto a far uscire questi sequel, l’interesse nel proseguire la saga cominciò a scemare. La Warner Bros. Pictures però, comprendendo il potenziale del brand, decise semplicemente di mettere in stasi il tutto aspettando l’occasione giusta per iniettare nuova linfa nel franchise. Ora quel momento è arrivato e Matrix Resurrections, scritto e diretto questa volta dalla sola Lana Wachowski, si appresta a sbarcare al cinema come uno dei film più attesi del 2021.
Matrix: visione di un futuro digitale
Matrix non è certo il primo film che dipinge un futuro distopico in cui sono le macchine ad avere il controllo dell’umanità: partendo da Terminator, altro caposaldo del genere, e risalendo a ritroso fino alla fantascienza degli anni ’50, gli esempi di “rivolta dei robot” si sprecano. Pure sul fronte della realtà simulata il film del 1999 non è certo un unicum: anche Dark City di Alex Proyas, Il Tredicesimo Piano di Josef Rusnak ed eXistenZ di David Cronenberg affrontano questa stessa tematica, declinandola ognuno in maniera originale.
Di sicuro però l’universo messo in piedi dalle Wachowski è stato quello che, più di ogni altro, è rimasto impresso nell’immaginario popolare: le interminabili stringhe numeriche verdi e le capsule di stasi sono ormai associate per antonomasia all’idea di realtà virtuale. Ad oggi però, con un più di un ventennio di progresso tecnologico sulle spalle, possiamo dire che ben poco di quanto “predetto” dal film si sia concretizzato: anche escludendo l’ovvia assenza delle macchine insettoidi alla guida del pianeta, gli sviluppi in fatto virtual reality e di A.I. lasciano ancora a desiderare, o forse è ciò che ci vogliono far credere?
Le intelligenze artificiali che utilizziamo quotidianamente non sembrano essere software coscienti, ma algoritmi perfezionati per rendere più efficienti innumerevoli strumenti digitali come Facebook e Google, ben lontani dalle capacità di astrazione e generalizzazione tipiche di una vera intelligenza. Invece, la realtà virtuale ha pienamente soddisfatto e superato l’immaginario del film.
Il trailer di Matrix Resurrections ha mostrato che la nuova pellicola sarà in linea con l’attuale sviluppo tecnologico, con tanto di persone impegnate a controllare i social tramite smartphone e non solo tramite pc. È possibile dunque che anche gli aspetti più fantascientifici della serie vengano rivisti sulla base di quelle che sono le conoscenze odierne in fatto di tecnologia digitale: fortunatamente ormai è solo questione di pochi mesi prima che questa domanda trovi risposta. Se il primo Matrix, dunque, si discostava molto dalla realtà tecnologica immaginabile in un lontano futuro, questa volta, sembra che il lavoro del regista sia più realistico con scenari attuali e non più così fantascientifici.
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